Gli esseri umani reagiscono ad esperienze fortemente stressanti con manifestazioni di sofferenza che possono assumere forme, durata ed entità differenti. La letteratura scientifica ha evidenziato come ad eventi che comportino perdita, umiliazione, vergogna e colpa conseguano spesso disturbi dell’umore, in particolare i quadri depressivi.
Ad esempio, quando una persona subisce una menomazione fisica a seguito di un sinistro stradale, si trova frequentemente di fronte alla necessità di riorganizzare la propria identità, di abbandonare obiettivi in cui aveva investito, di rivedere i valori in cui aveva creduto. I sentimenti di impotenza ed inadeguatezza, la paura di farsi nuovamente del male, le difficoltà nell’eseguire le normali attività quotidiane, che derivano da questa esperienza di perdita (di sicurezza, autonomia, autoefficacia, ecc.), possono talvolta evolvere in veri e propri quadri depressivi.
Può anche accadere che siano le cosiddette “vittime secondarie” (i familiari della vittima) ad accusare maggiormente il colpo e a manifestare una sofferenza psichica. Immaginiamo il caso di un uomo che abbia avuto un ruolo di spicco nel proprio nucleo familiare e che sia stato un punto di riferimento per i suoi cari fino al giorno dell’incidente stradale in cui ha riportato una menomazione fisica; la perdita dei valori un tempo incarnati da quell’uomo, la difficoltà di riorganizzazione familiare a seguito dell’evento, la sensazione di aver perso il marito/genitore che si conosceva potrebbero scatenare sintomi ansiosi e depressivi nei familiari.
Altri esempi di eventi che possono scatenare una sintomatologia di tipo depressivo, sono quelli in cui la persona sia vittima di comportamenti vessatori e/o atti persecutori, come avviene nel mobbing, nello stalking e nel bullismo. Sebbene questi fenomeni abbiano caratteristiche ben diverse, in tutti e tre i casi la persona si trova a temere per la propria immagine sociale, prova un sentimento di vulnerabilità e pericolo, si sente impotente, perde o vede compromesse le proprie relazioni affettive.
La perdita della sicurezza, i sentimenti di umiliazione e vergogna, comuni anche ai casi di violenza fisica e/o sessuale, possono diventare schiaccianti per la vittima ed evolvere in veri e propri disturbi depressivi.
Gli esempi riportati sono casi frequenti in cui lo stato di sofferenza della vittima deriva da un evento traumatico causato da qualcuno (sinistro stradale, mobbing, stalking, bullismo, violenza). L’ordinamento giuridico italiano prevede la facoltà per la vittima di chiedere il risarcimento del danno subìto e l’obbligo per l’autore del “fatto” che ha causato il danno di risarcire la vittima.
La richiesta del risarcimento dei danni non ha mai a che fare unicamente con l’aspetto economico: al contrario prevalentemente esprime e rappresenta il desiderio della vittima di vedere riconosciuta la propria sofferenza.
È quindi importante che ci si rivolga ad un esperto qualificato, quale lo psicologo forense, che non solo sappia comprendere la natura del disagio e quantificarlo ai fini risarcitori, ma anche e soprattutto utilizzare lo spazio della valutazione per restituire dignità alla sofferenza patita dalla vittima.