Tutte abbiamo usato almeno una volta nella vita il termine autostima e certamente spesso ne abbiamo sentito parlare. Ma sappiamo davvero cosa sia? E che attinenza ha con la Sindrome dell’Ovaio Policistico?
Partiamo dal principio. L’autostima è il giudizio valutativo che ognuna di noi dà di se stessa, è il concetto generale che abbiamo di noi e che si fonda sulla auto-percezione. Detto in parole non troppo complicate, l’autostima è la misura di quanto ci apprezziamo e del modo in cui ci valutiamo come persone.
Le persone che si reputano o sentono insicure, molto autocritiche e severe con se stesse, sono spesso convinte di avere una bassa autostima. Ma in realtà una stima di sè negativa può dipendere invece da una autostima molto alta.
Mi spiego meglio: posso sentirmi sempre inadeguata se ho una opinione negativa di me, se per esempio mi reputo una persona poco intelligente, poco interessante, poco attraente (bassa autostima). Ma posso sentirmi sempre inadeguata ed insicura anche se penso di essere molto intelligente, molto interessante e molto attraente. Come è possibile? E’ possibile nella misura in cui per piacermi e apprezzarmi devo essere sempre ad un livello molto alto.
Caliamolo nel concreto: prendo tutti 30 e lode all’università e per questo mi reputo molto intelligente. Ma un giorno mi accade di prendere un 22 e a partire da quel momento io inizio a dubitare di essere intelligente, metto in discussione tutte le mie reali capacità e i risultati raggiunti fino a quel momento. Ecco, questo è un esempio di autostima alta ma cattiva. Facciamo un altro esempio: mi reputo una persona interessante perchè leggo molto, ho diversi interessi e mi confronto con persone che mi fanno sentire stimolante. Ma un giorno mi capita di trovarmi in un gruppo di persone che si intendono di politica ed attualità più di me, che hanno i miei interessi ma conoscenze più approfondite su questi, ed io mi rendo conto di saperne meno o addirittura mi ritrovo a sentirmi a disagio nell’esprimere le mie opinioni con quelle persone. Inizio a dubitare di essere davvero così colta, mi dico che sono invece assai ignorante perchè Tizio e Caio ne sanno ben più di me, mi chiedo quante stupidaggini avrò detto senza accorgermene chissà quante altre volte. Anche in questo caso la mia autostima alta è cattiva.
Cattiva perchè se per piacermi devo sempre eccellere, cammino sul filo del rasoio: il fallimento mi attende da un momento all’altro. Sia chiaro, i fallimenti non piacciono a nessuna ma se per volermi bene, piacermi, sentire di avere un valore non devo mai sbagliare, mai essere meno di quello che mi ripropongo (e ovviamente mi ripropongo di sfiorare la perfezione)… in questo caso non si tratta solo di gestire la frustrazione di aver fallito. Si tratta di mettere in discussione tutto: chi sono, quanto valgo, cosa ho pensato di me fino a quel momento, cosa gli altri hanno pensato di me, ecc.
Chiarito questo, cosa c’entra dunque l’autostima con la PCOS?
C’entra perchè la Sindrome dell’Ovaio Policistico ha un forte impatto sulla nostra identità di donne, perchè attacca il corpo e perchè compromette la fertilità, due aspetti centrali nell’immagine femminile, sia a livello personale che sociale.
La maggior parte delle donne con PCOS si dicono insoddisfatte del proprio aspetto. Questa sindrome si esprime spessissimo attraverso il corpo: la peluria in eccesso, la caduta dei capelli, l’acne, il sovrappeso, la pelle grassa sono tutte espressioni di iperandrogenismo e/o insulino resistenza. Una donna con i baffi, la barba, i peli sul seno o sulla pancia non è una donna reputata socialmente attraente. Una donna con i brufoli, i capelli radi e parecchi chili di troppo difficilmente si reputerà attraente.
Le due cose sono collegate: nessuna di noi è immune dalla cultura in cui siamo inserite, impariamo quello che è socialmente accettabile o richiesto e non possiamo evitare di giudicarci facendo riferimento anche a quello che gli altri penseranno o vedranno di noi.
Rispetto al corpo, la faccenda dell’autostima si fa anche più delicata, perchè se per apprezzarci e volerci bene abbiamo bisogno di eliminare tutti i segni della PCOS dal nostro corpo, siamo fritte. Non sempre questo è possibile. Come non è possibile prendere sempre tutti 30 e lode o dire sempre cose intelligenti e super interessanti. Dalla PCOS non si guarisce, si può tenere sotto controllo, si possono ridurre i suoi effetti ma non esiste una terapia che elimini la PCOS e quindi tutti i suoi segni. Se la mia autostima è legata al non avere più tutti quei “difetti” tipici allora sono destinata a sentirmi orribile… oppure posso imparare a coltivare la mia body confidence.
Se non l’hai mai sentita nominare, sappi che è una espressione inglese che indica il concetto di autostima corporea. Come per l’autostima generale, il suo raggiungimento non dipende dall’avere un corpo perfetto, ma dal sentirlo mio, dall’amarlo e dal prendermene cura anche se lo specchio o gli sguardi degli altri o le fighissime foto Instagram delle mie amiche sottolineano la mia diversità rispetto ad uno stereotipo che mi vorrebbe perfetta.
Uno stereotipo di perfezione che, voglio dirlo anche se sembra scontato, non è raggiungibile umanamente. Non esiste proprio, non è che non esiste per noi, è una chimera che serve solo a farci sentire sfigate, tutte.
Ognuna di noi è fatta come è fatta, bisognerebbe partire da questo presupposto. Dovremmo spendere le nostre energie nel tentativo di guardarci senza giudizio, per conoscerci, incuriosirci. Per sentire il nostro corpo, imparare a tradurne i messaggi. Per accarezzarlo, lasciarlo abbracciare. Per cogliere in tutta la sua pienezza che questo corpo è mio e non è fatto solo di apparenza, ma di sensazioni ed emozioni connesse alla corporeità. Che è un corpo con una storia, che ha fatto una strada, che ha una sua dignità in quanto tale e per quello che è, perchè è mio e perchè mi accompagnerà per tutta la vita. Forse non gli rendiamo giustizia se approcciamo a lui solo con un atteggiamento giudicante o con l’intenzione di cambiarlo, migliorarlo, perfezionarlo o nasconderlo.
Dovremmo cambiare presupposto e iniziare a sentirlo, per poi prendercene cura e vivere in quest’ottica le terapie ormonali, l’attività fisica e le diete a basso IG: atti di amore e di cura per questa parte di me, profondamente mia, che merita la mia attenzione e il mio amore.
Articolo per PCOS Italia – http://www.pcos-italia.it/