L’idea alla base di questo approccio teorico e metodologico è che in ognunə di noi ci siano diverse parti. E’ un concetto abbastanza intuitivo, ad esempio: il tuo Sè professionale è diverso dal tuo Sè partner in coppia, perchè i bisogni di queste due parti saranno spesso diversi, uno sarà mosso dall’ambizione e l’altro dal bisogno di contatto.
Le parti protettive
Fra le parti del Sè ci sono sempre anche quelle con funzione protettiva, che si sono strutturate in risposta a uno o più eventi molto impattanti emotivamente, ovvero i traumi. I tentativi di risposta al trauma che la persona ha trovato allora si strutturano nel tempo come parti del sè, che continuano a funzionare autonomamente e in conflitto l’una con l’altra. Così la persona spesso si trova divisa fra una parte di Sè che va avanti con la vita normale, che fa la sua vita, lavora, esce, fa la spesa, parla con i vicini, e più parti connesse al trauma: parti critiche e svalutanti, parti autolesioniste, parti ansiose o terrorizzate, parti inermi e depresse, parti col terrore di essere abbandonate. Queste parti emotive connesse al trauma spesso si attivano in risposta ai cosiddetti trigger, ovvero delle situazioni che rimandano anche inconsapevolmente al trauma.
Spesso le persone arrivano da me dicendo “mi sento sdoppiata” o “non so più chi sono”.
Quando è utile la terapia con le parti del Sè?
In qualunque trattamento e per qualunque problematica, perchè è un metodo molto versatile. Tuttavia, nelle situazioni più complesse, quando le storie di vita delle persone sono particolarmente costellate da eventi dolorosi, quando i legami con le figure genitoriali sono stati difficili, quando nello sviluppo della persona si sono verificati vari intoppi, la terapia con le parti del sè è particolarmente utile.
In generale, in tutti i casi in cui la persona si senta in conflitto con se stessa o fra bisogni opposti. Imparare a riconoscere il funzionamento delle parti di sè aiuta le persone a sentirsi meno in balia di queste spinte interne, a comprenderne il senso, anche la funzione protettiva. Aiuta a non sentirsi più estraneə a se stessə.
Che formazione serve per usare questo tipo di terapia?
La terapia con le parti del sè che utilizzo io in terapia segue il metodo TIST, letteralmente Trauma-Informed Stabilization Treatment, ideato e perfezionato dalla dott.ssa Janina Fisher in 40 anni di esperienza clinica con persona gravemente traumatizzate. La formazione che ho seguito è stata condotta proprio da Fisher e mi ha abilitato all’uso di questo metodo, che si integra alla perfezione con la mia formazione sistemico relazionale e con la metodologia EMDR.