La Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia è una ricorrenza promossa dall’Unione europea che si celebra dal 2004 il 17 maggio di ogni anno.
L’obiettivo della giornata è quello di promuovere e coordinare eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell’omofobia, della bifobia e della transfobia.
Cosa si intende per omo/bi/trans-fobia?
Con i termini di omofobia, bifobia e transfobia si indicano gli atteggiamenti di avversione e paura nei confronti di persone omosessuali, bisessuali e transgender, che possono tradursi in comportamenti di discriminazione sociale e lavorativa o aggressivi e violenti.
Questi atteggiamenti si basano su pregiudizi negativi, ovvero idee preconcette nutrite da stereotipi e luoghi comuni che coinvolgono le persone gay lesbiche bisessuali e transgender.
In psicologia lo stereotipo è definito come “una credenza condivisa secondo cui i membri di un particolare gruppo sociale presentano certe caratteristiche”.
Queste credenze si traducono in pregiudizio, ovvero nell’idea preconcetta (e non basata sull’esperienza diretta) che davvero chi appartiene ad una certa categoria abbia quelle caratteristiche.
Si può facilmente capire che se lo stereotipo è negativo, lo sarà anche il pregiudizio e così pure l’atteggiamento che adotteremo (a volte involontariamente ed inconsapevolmente) nei confronti di tale persona o gruppo sociale.
L’avversione nei confronti di persone appartenenti alla minoranza LGBT (lesbica gay bisessuale transgender) si fonda su credenze condivise e luoghi comuni (gli stereotipi) negativi.
Per combattere l’omofobia, la bifobia e la transfobia bisogna in primo luogo combattere queste credenze, sfatare i miti e sradicare luoghi comuni duri a morire tanto fra la gente che spesso purtroppo anche fra i professionisti della salute.
Ma analizziamo gli stereotipi più diffusi…
STEREOTIPI SUGLI UOMINI OMOSESSUALI
1. Hanno avuto una madre onnipresente e un padre assente
Questo è un luogo comune diffuso ancora fra moltissimi colleghi, che nasce nelle numerosissime ricerche che in passato hanno cercato di chiarire e scoprire quale fosse la causa dell’omosessualità. Molte di queste indagini scientifiche hanno in effetti portato a notare come spesso gli uomini omosessuali avessero avuto una figura materna molto presente, ingombrante, ed una paterna piuttosto periferica o assente.
Nelle narrazioni di uomini omosessuali questo tipo di configurazione familiare è spesso presente, ma lo è spessissimo anche nelle narrazioni di persone eterosessuali: ciò è legato al fatto che il modello di famiglia in cui alla madre spettava l’accudimento dei figli e al padre il sostentamento economico del nucleo, era quello prevalente fino a trent’anni fa.
2. Sono un po’ donne (effeminati, gesticolano, si truccano, adorano fare shopping, sensibili) e hanno solo amicizie femminili
L’orientamento affettivo e sessuale non ha niente a che vedere con l’identità di genere, ovvero con l’identificarsi con un genere maschile o femminile.
Esistono uomini eterosessuali appassionati di moda, cucina e con un gran numero di amicizie femminili e uomini omosessuali che giocano a rugby, che amano la birra e che non hanno mai fatto una ceretta.
La sensibilità è una caratteristica che culturalmente e socialmente viene associata al femminile, ma è una qualità umana: non c’è cromosoma o gene da cui dipenda. Anche in questo caso, attribuire la sensibilità alle donne e la forza agli uomini, è un pregiudizio legato ad uno stereotipo di genere.
3. Sono malati, pedofili, perversi
L’omosessualità non è una malattia, sebbene per molto tempo sia stata ritenuta tale. Poiché non è una patologia, non si può curare, né c’è esigenza di guarire chi ce l’ha poiché non nuoce alla salute personale né quella della comunità.
Le perversioni sessuali e la pedofilia non hanno nulla a che vedere con l’orientamento sessuale e affettivo delle persone. Certamente può accadere che un uomo che abusi di minorenni sia omosessuale, così come eterosessuale, alto, basso, biondo o moro. La semplice presenza di due caratteristiche non stabilisce un legame causa-effetto.
STEREOTIPI SULLE DONNE OMOSESSUALI (LESBICHE)
1. Le lesbiche sono mascoline, non si curano, non si truccano
A volte è così: ci sono donne omosessuali con uno stile androgino. Ma non è certamente una regola, né il semplice essere androgina è indicativo di un certo orientamento sessuale: esistono molte donne eterosessuali che non hanno mai messo una gonna, un filo di trucco, giocano a bowling e sono dei disastri in cucina.
Questa idea è legata al luogo comune che mette insieme orientamento sessuale ed identità di genere, che è però un’idea scorretta e senza alcun fondamento scientifico (simile al luogo comune che vuole che le bionde siano svampite).
2. Sono lesbiche perché non hanno incontrato l’uomo giusto
L’orientamento affettivo e sessuale non si sviluppa per prove ed errori, né è legato all’aver trovato la persona giusta. Se così fosse i 4,8 milioni di persone single in Italia (di cui oltre la metà sono donne) avrebbero dovuto da tempo orientarsi verso l’omosessualità.
3. Le lesbiche odiano gli uomini
Può capitare che alcune donne omosessuali non sentano fiducia nel genere maschile o che nutrano sentimenti di diffidenza o rabbia verso gli uomini, che abbiano di loro una considerazione negativa basata su stereotipi o un certo numero di esperienze dirette.
Ma non è certamente una costante e per di più questo accade anche a molte donne eterosessuali.
Del resto nessuna/o è immune dagli stereotipi!
STEREOTIPI SULLE PERSONE BISESSUALI
1. Sono confusi, non hanno ancora capito cosa preferiscono, è una fase di passaggio
Questo stereotipo è spesso molto diffuso anche fra le persone omosessuali stesse che guardano con diffidenza chi abbia un orientamento apparentemente “indefinito”. Ma non sta scritto da nessuna parte che la definizione debba essere in una direzione unica: la bisessualità è eccome una definizione, solo che non ha una sola direzione, ma due.
2. Sono promiscui, hanno più possibilità di relazione per cui non sono fedeli
Le persone bisessuali non si invaghiscono di chiunque, esattamente come qualunque altro essere umano. Una donna eterosessuale o un uomo gay non si innamoreranno e non troveranno attraente qualunque uomo; un uomo eterosessuale o una donna lesbica non saranno attratti da qualunque donna. Lo stesso vale per una persona bisessuale, che avrà delle preferenze che la orienteranno verso un tipo di persona con alcune caratteristiche (bassa, biondo, introversa, simpatico, ecc.).
3. Sono bisessuali perchè ora va di moda
Negli ultimi anni si sente spesso parlare di bisessualità come di una moda, perché le giovani generazioni sono più libere nello sperimentare alla luce del sole le proprie preferenze. Questo è legato all’atteggiamento della società che si sta facendo meno giudicante e oppressivo.
Non è che prima di persone gay o bisessuali ce ne fossero meno rispetto ad oggi: semplicemente vivevano più nell’ombra e nel timore di essere messe ai margini.
STEREOTIPI SULLE PERSONE TRANSGENDER
1. Sono perverse, si prostituiscono
Alcune persone transessuali si prostituiscono e, quando questo accade, è più spesso una scelta legata alla necessità di sopravvivere in assenza di qualunque altra opportunità lavorativa, che non alla perversione. Altre persone transessuali fanno le infermiere, le poliziotte, i medici, i tassisti, le studentesse, gli stagisti; altre e altri ancora sono aiutati dai familiari mentre cercano un impiego che, faticosamente, talvolta trovano.
Bisogna anche dire che nell’immaginario collettivo la persona transessuale ha il pene e il seno, in altre parole è nata maschio e transita verso il sesso femminile. Anche questo è uno stereotipo, perché esistono anche uomini transessuali che sono nati femmine e transitano verso il maschile.
2. Se non sono operate allora non sono veramente convinte
Non tutte le persone transgender desiderano modificare la propria anatomia genitale.
Questo non rende meno autentica la loro identità personale e di genere.
Questo vale anche per le persone non trans: pensiamo alle donne che devono subire una rimozione chirurgica dell’utero o l’asportazione del seno a seguito di una malattia: non diventano meno donne perchè manca un organo, non è solo il corpo che fa l’identità, ma il rapporto che si ha con questo, il significato che gli si dà.
3. Sono gay che non accettano la propria omosessualità
L’orientamento sessuale non ha nulla a che vedere con l’identità di genere della persona: sono due aree che definiscono la persona, ma non dipendono l’una dall’altra. La transessualità ha a che fare con l’identità di genere, col modo in cui ci si identifica; l’orientamento affettivo e sessuale ha a che fare con chi si ama o si trova attraente.
Gli stereotipi sono alla base della discriminazione: limitano e distorcono la percezione della realtà di chi guarda al mondo attraverso le lenti del pregiudizio, limitano e opprimono chi viene etichettato sulla base di luoghi comuni.
Per cui: abbandona gli stereotipi, coltiva la curiosità!
Bibliografia
- Eliason, M. (2001). “Bi-negativity: The stigma facing bisexual men.” Journal of Bisexuality, 1 (2/3), 137-154.
- Eliason, M. J. (1996). A survey of the campus climate for lesbian, gay, and bisexual university members. Journal of Psychology & Human Sexuality, 8 (4), 39-58.
- Eliason, M. J. (1997). The prevalence and nature of biphobia in heterosexual under- graduate students. Archives of Sexual Behavior, 26 (3), 317-326.
- Zamperini A., Testoni I., 2002, Psicologia Sociale, Einaudi ed.
Note
Vi invito a dare un occhio alle bellissime opere di Daniel Arzola, una delle quali ho inserito in questo post, sul suo sito http://danielarzola.net/
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